Teatro

Giobbe canta i vizi

Giobbe canta i vizi

Giobbe Covatta ha rivelato le sue indiscutibili doti di esperto skipper dando lezioni di vela a un paio di passeggeri inesperti su Sailing Channel per 15 puntate, tempo fa. Figlio di un sommergibilista, Giobbe è nato a Taranto e ha lavorato proprio come skipper, prima di lanciarsi nello spettacolo. Nato nel ’56, solo nei primi anni ’80 ha osato presentarsi al Derby di Milano per vedere se poteva fare il comico di professione. E’ piaciuto, gli è andata bene e così ha continuato. Mai frequentato corsi di recitazione. Mi disse anni or sono: “Io credo che la scuola migliore, come per la maggior parte dei mestieri, sia farlo. Se vai sul palco e la gente ride, funziona. Se non ride, non funziona”. Dal 4 al 13 maggio lo vedremo al Teatro Ciak in SEVEN, uno spettacolo che racconta i 7 vizi capitali. Superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia sono i comportamenti conosciuti come ‘vizi capitali’ ma, esaminati dallo sguardo ironico del grande comico, assumono altri aspetti. Lo accompagna dal vivo una piccola orchestra composta da amici, musicisti eccellenti, con una canzone per ogni vizio. Cosa ci farai vedere con SEVEN? Al Ciak succederà quello che voi umani non potete nemmeno immaginare…! Vengo con la mia band, gli U3. Non chiedermi perché li chiamo così, sono solo tre e potevamo chiamarli C3, che sta per chiavica, ma è una band internazionale: uno è l’americano, ma sembra giapponese perché sta sempre a fare foto. L’altro è napoletano e ci sta un pugliese. Canti pure tu? Canto, ma non lo scrivere perché mi vergogno un po’. Qualche raro minutino. Questi so’ veramente ‘na merda, ‘na chiavica: due sono dal vivo e uno è dal morto. Ma il resto com’è? A parte questi tre musicisti e sette vizi, quelli che conosciamo tutti, che tutti sanno di che si tratta, io uso i termini come allegoria. Voglio descrivere quello che sta nel DNA del vizio medesimo, ovvero una genesi e un suo sviluppo, un modulo applicato altrove. Non ho capito bene… E vieni a vedere lo spettacolo! Quando vai in Malawi, in Africa, non vorresti che fossero con te anche i tuoi amici musicisti? C’hanno già tanti di quei guai e io gli porto ‘sti tre… Qui l’unico musicista americano che suona con noi, proprio non lo volevano, là in America. E lo porto in Africa? Ti riesce sempre solo di ridere? Magari se avevo l’ulcera ero più incavolato… Nella mia vita la dose di casualità è indispensabile. Tieni famiglia? I tuoi figli vorrebbero imitarti? Ho 3 figli, uno è grande e una è piccolina e sembra interessata a me, ma forse è solo un trasporto affettivo eccessivo e reale. Tu scrivi e poi reciti o improvvisi senza copione? Prima penso, poi dico battute con molto timore. Se vedo che qualcuno accenna a un sorriso le ripeto il giorno dopo. Prima di arrivare sulla carta ci vuole tanto tempo. Improvviso sul tema di volta in volta finché, dopo un gran numero di repliche dal vivo, trovo una definizione alle mie battute. E continuerò a dirle in quel modo lì. A questo punto scrivo, dopo aver sperimentato davanti alla gente e per molto tempo i meccanismi che fanno ridere. Se non trovassi più battute divertenti, cosa faresti? L’esploratore, logico. Per scoprire cosa? Me lo chiedo anch’io. E’ per questo che vorrei fare l’esploratore (e ride allegramente). Andresti via terra, aria o mare? Guarda, il mare è un bellissimo modo per raggiungere la terra. Un modo tranquillo e riflessivo per arrivare da qualche parte. Navigare ti ha lasciato bei ricordi? Sì e non solo bei ricordi. Mi ha lasciato tutto quello che sono io adesso.